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martedì 5 marzo 2013

Bersani, Grillo e i rottamatori del Pd

E' vero che siamo ancora ai preliminari, ma mi pare sia già chiaro che Grillo non consentirà la nascita di un governo Bersani. Escluso che gli voti la fiducia. Secondo quel che ho capito del "Grilleggio", tenderei pure ad escludere anche l'escamotage tecnico della "non sfiducia" (l'uscita dall'aula al Senato).

Il duo mi pare lavori, in primis, per il governissimo: un accordo Pd-Pdl-Monti che porterebbe alla definitiva capitolazione dell'attuale sistema politico. Ed è come se Grillo si offrisse come il "dottor morte" dell'eutanasia dei partiti, quanto meno del Pd.

Ne avevo già scritto in un precedente post http://visanik.blogspot.it/2013/02/bersani-grillo-e-gli-illusi-dellintesa.html al quale rimando.

L'unica alternativa, secondo il famigerato "staff", sarebbe un governo Grillo. Ma è solo una boutade. Ve lo immaginate Grillo presidente del Consiglio, al cospetto della Merkel e di Obama, semmai con Casaleggio al Tesoro, Crimi agli Esteri e la Lombardi agli Interni? Suvvia! 

La subordinata, se c'è, è quella di scegliersi un altro interlocutore che non sia Bersani. In questo caso c'è solo da sperare che i rottamatori del Pd non gli diano una mano, che il segretario Pd riesca a tenere ferma e diritta la barra e a compattare il suo partito (che compatto non è), e che Napolitano non si faccia tentare da governi del presidente tipo un Monti-bis o simil-pasticci.

Sui rottamatori però non farei troppo affidamento. E' vero che Renzi dopo le primarie si è comportato bene, ha voluto dimostrare la sua leale appartenenza al Pd (non scontata e comunque tutt'altro che entusiastica) e oggi continua a dire che non pugnalerà mai Bersani alle spalle. Ma intanto ha ripreso a frequentare i palazzi romani (ieri, martedì 5, era da Monti) e a marcare i "distinguo" sulla campagna elettorale e con la linea seguita.

E il suo braccio destro, l'ex presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, Matteo Richetti, detto il "JFK di Fiorano", appena approdato a Montecitorio, pare essersi già messo all'opera. "Mi rassicura il fatto che un’eventuale intesa non sia nelle mani di Bersani e di Grillo, ma in quelle del Capo dello Stato", ha dichiarato. E ha aggiunto: "Se si vota tra sei mesi, a quel punto penso sia legittimo che Renzi possa pensare di riproporsi agli elettori".

E' stomachevole questo processo latente a Bersani. Ora. Non perchè il candidato premier non abbia commesso errori (ne ha fatti, eccome!), ma perchè appare figlio di un partito "senza anima e core", abitato da parenti serpenti più che da amici e compagni, da una sinistra tafazzi subito pronta a dire "se c'era Renzi....", ad aprire a Berlusconi o a nuovi governi "del presidente". Un partito che comunque "non è mai uno".


Sullo scontro interno al Pd, condivido pienamente quanto ha scritto nel suo blog l'ottimo Zani: "Solo un partito privo di senno può aprire una partita mortale al proprio interno mentre è sotto assedio. Ci son dei matti in giro. Ma d’altro canto nel partito mal nato e peggio concepito tutto sembra possibile".


Vedremo come evolve la faccenda. A mio modesto parere, quella che stiamo vivendo è la prova del fuoco per il Paese ma anche per il Pd. Da come gestirà questa fase si capirà se il Partito democratico - nato a  tavolino e dal notaio più che dalla sintonia delle idee e dalla convergenza programmatica - può avere un futuro, diventare punto di riferimento per il nuovo governo del Paese, una moderna e innovativa forza europea della sinistra e del cambiamento, oppure se è destinato a implodere.

E mentre il Crozza-Bersani ironizza alla sua maniera ("Stiamo migliorando, ieri ero un morto che parla, oggi mi ha detto che ho la faccia come il culo, domani mi riga la macchiana come segno d'affetto") il Bersani vero dice a Grillo: "No al finanziamento pubblico, ok. Però tu adesso mi spieghi quando facciamo la legge sui partiti, com'è la trasparenza e la partecipazione, come si eleggono gli organismi dirigenti, com'è il codice etico per le candidature. Perchè la democrazia è un bene indivisibile, non ci può essere l'uomo solo al comando. Dopo Bersani c'è il Pd, dopo Grillo voglio sapere cosa c'è".

La sfida è lanciata. Ma io Bersani continuo a non vederlo bene, e vincitore.



1 commento:

  1. http://digilander.libero.it/VNereo/lettera-aperta-a-bersani-e-grillo-sul-futuro-di-tutti.htm

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