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sabato 17 novembre 2012

Gruppo E'-Tv, l'"editore di Dio" minaccia 36 licenziamenti. La Curia: "Se si ripianano i debiti potremmo intervenire"


Di seguito il servizio più l'intervista a monsignor Vecchi sul piano del Gruppo Spallanzani, l'"editore di Dio", per licenziare 36 dei 40 dipendenti del network E'-Tv, tra cui tutti i 19 giornalisti, pubblicati oggi, sabato 17 novembre, su l'Unità.  

Le lettere dell’editore sono arrivate ieri mattina ai fiduciari di redazione, ai sindacati e alla Regione. Annunciano un piano di scorporo del Gruppo Spallanzani (È-Tv Bologna, Antenna 1 Modena e Teletricolore Reggio Emilia)che prevede 36 esuberi su 40 dipendenti, la sostanziale cessazione d’attività della società Rete 7 Spa (resterebbero 4 addetti) e la costituzione di tre nuove società-service a cui affidare la produzione giornalistica, nelle quali dovrebbero transitare 12 dei 19 giornalisti delle tre emittenti. Un piano lacrime e sangue, dunque, partorito dallo stesso «editore di Dio» che appena 9 mesi fa aveva chiuso tre quotidiani del Gruppo (L’informazione di Bologna, di Modena e di Reggio) licenziando una cinquantina di persone tra cui 36 giornalisti, e che ora mediterebbe di mantenere la proprietà delle Tv, affittare le frequenze e dare all’esterno la produzione dei contenuti. 

Come conferma il direttore responsabile delle testate, Giovanni Mazzoni. «La verità è che Spallanzani non vuole più fare l’editore - dice - ma solo l’operatore di rete, come previsto dalla nuova legge sulle radiotelevisioni. Uno scorporo che è già stato fatto da Canale 5 e Sky, e che presto riguarderà tutte le emittenti. E se non fa più l’editore, che se ne fa Spallanzani dei giornalisti?».
 
Le lettere di licenziamento partirebbero il primo dicembre, il giorno dopo la fine dei contratti di solidarietà che riguardano tutti i dipendenti delle emittenti del Gruppo editoriale dell’imprenditore modenese dell’acciaio e dell’agroalimentare, considerato molto vicino alla Curia. Per Mazzoni, che dice di essere «uno degli esuberi», si tratta di «una decisione coerente con le normative vigenti e con le strategie del Gruppo». Il «processo di esternalizzazione» sarebbe «l’unico modo possibile per salvare la baracca in questa situazione di crisi delle tv locali». Una parte di giornalisti «transiterebbe nelle nuove società senza perdere i diritti acquisiti». Resterebbero «12-13 esuberi da gestire con gli ammortizzatori sociali». Ma, conclude provocatoriamente Mazzoni, «finora non si è voluto aprire quel tavolo di discussione». E accusa: «Sembra che nel sindacato ci sia chi preferisce la chiusura». 

Di tutt’altro tenore la risposta dei sindacati e dei lavoratori, che stamane terranno un’iniziativa pubblica alla Camera del lavoro (alle 10 nel salone Di Vittorio) che si concluderà con una conferenza stampa nella quale verranno annunciate le prime iniziative di lotta. Sarà «il primo atto della mobilitazione contro la gravissima scelta della proprietà di licenziare», scrivono in una nota congiunta Cgil, Cisl, Uil e Federazione della stampa, «quello che è successo è assolutamente inaccettabile». La presidente dell’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna, Serena Bersani, contesta «il progetto di smembramento del Gruppo per creare due-tre piccole società a cui affidare la produzione dei contenuti televisivi e in cui riassorbire alcuni dei dipendenti in uscita». E afferma: «L’annuncio dei licenziamenti è una chiara azione di rappresaglia alla diffida per comportamento anti-sindacale che abbiamo recapitato ieri all’editore, dopo che nei giorni scorsi aveva sostituito il personale in sciopero con altri tecnici e giornalisti per mandare in onda i Tg e le trasmissioni sportive». Poi aggiunge: «Spallanzani vorrebbe che i giornalisti si dimettessero volontariamente, per essere poi libero di riassumerli nelle nuove società. Ma solo quelli che vuole e alle condizioni che vuole. Un progetto che respingiamo e che impugneremo anche legalmente». 

«Il Gruppo È-Tv ha ancora grosse potenzialità - sostiene la redazione - la raccolta pubblicitaria è stabile, gli ascolti vanno bene. I guai e i debiti sono frutto dell’avventura network con i quotidiani. L’editore non può scaricare i suoi errori su di noi, che già stiamo pagando un prezzo alto alla crisi». Il gruppo Pd in Regione ieri ha espresso solidarietà ai lavoratori. Il 30 novembre la vertenza tornerà al tavolo regionale, dove nei giorni scorsi si era interrotta la trattativa.

MONSIGNOR ERNESTO VECCHI: "NOI NON C'ENTRIAMO,
MA SE CI FOSSE UN PIANO SERIO POTREMMO DARE UNA MANO"

Monsignor Ernesto Vecchi, che sta succedendo nella «vostra» Tv?
"Ho imparato adesso degli ultimi sviluppi, delle lettere di licenziamento. Non ne sapevo nulla e ora ne so quanto voi. Ma non è la “nostra Tv”. La gestione purtroppo non è nostra. La Curia non c’entra niente. Noi abbiamo una piccola quota, il 2,5%. Un altro 2,5% è della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Poi c’è un altro piccolo azionista, Marilena Ferrari di Art’è, col 4%. Ma chi decide e gestisce tutto è il socio di maggioranza, il Gruppo Spallanzani».
La Curia ha una piccola quota ma una grande influenza...
«Influenza morale... (risatina) .. e lei capisce bene quanto conta la moralità di questi tempi... (Serio).. la nostra influenza si limita a vigilare sull’orientamento dell’emittente, a evitare le televendite e le luci rosse».
Qualche parolina però potreste dirla in questa fase. Forse sarebbe ascoltata. O no?
«Se la situazione si chiarisse, se il Gruppo Spallanzani risanasse i debiti e facesse una proposta precisa, ragionevole, forse qualcosa potremmo fare anche noi».
Sta dicendo che potreste aumentare la vostra quota, il vostro impegno?
«No, non dico questo. Ma potremmo contribuire come mediatori. Potremmo dare una mano anche noi a cercare qualche altro socio, qualche partner interessato a entrare, a gestire il nuovo progetto. Del resto mi risulta che anche Spallanzani si stia muovendo in questa stessa direzione. Ma la precondizione sarebbe ripulire la società dai debiti. Invece vedo che qui cominciano a licenziare».
Quanti sono questi debiti, lo sa?
«No, non lo so. So però che fino a tre anni fa le cose andavano benissimo. Poi si è fatta la scelta di allargare il gruppo ai quotidiani, scelta di cui noi non sapevamo niente, e sono cominciati i problemi».
Che messaggio vuole mandare ai giornalisti, ai tecnici e agli amministrativi che rischiano di perdere il lavoro?
«Che ci sentiamo a loro vicini. Che noi ci sentiamo impegnati a favorire altre soluzioni e speriamo che le cose possano andare diversamente dai licenziamenti annunciati».
E all’editore cosa vuole dire?
"Che noi siamo solidali con i lavoratori ma abbiamo anche fiducia in Spallanzani. Non dimentichiamo che è grazie a lui se negli anni scorsi la televisione si è salvata. L’allora proprietario, Giuseppe Gazzoni Frascara, praticamente aveva già venduto È-Tv all’imprenditore Giorgio Panto .. (il “Berlusconi del Nord-Est”, morto recentemente in un incidente di elicottero, NDR). Poi ci fu l’intervento della Cei, entrò in campo Spallanzani, la tv fu salvata e il cardinal Camillo Ruini alla fine lo ringraziò».

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