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venerdì 19 ottobre 2012

Se l'imposta municipale se la prende lo Stato. La rabbia dei sindaci verso il Governo

Di seguito, l'articolo di apertura pubblicato oggi su l'Unità sulla rabbia dei sindaci nei confronti dello Stato, o meglio del Governo, che si prende la metà dell'Imposta municipale unificata (Imu).


Il più arrabbiato è il sindaco di Imola, Daniele Manca, che è anche presidente dell’Anci regionale. «La risposta di Mario Monti alla legittima e sacrosanta richiesta dei Comuni di trattenere tutta l’Imu e rivedere i vincoli del Patto di stabilità, è stata del tutto insoddisfacente. Il premier si è limitato ad annunciare una ipotesi per ridurre la quota che va allo Stato, che oggi, considerando i minori trasferimenti, si aggira sul 50% del gettito totale. E sul Patto ha detto che bisogna aspettare il via libera dell’Europa. Altro che federalismo, autonomia, alleanza Stato- Comuni. Qui siamo a una nuova ventata di centralismo. Se continua così torniamo all'Italia di Giolitti, dove il prefetto nomina il segretario comunale e il revisore dei conti».


Il più spiritoso è invece il sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti. «Vorrai mica che lo Stato conceda ai Comuni l’introito di una cosa che si chiama Imposta municipale unica? Qui siamo alla commedia dell’arte. Siamo l’unico Paese al mondo dove metà dell’incasso di un’imposta municipale se lo prende lo Stato». Un mese fa Frassineti aveva scoperto che il ministero dell’Economia aveva applicato al suo Comune stime sul gettito Imu assolutamente sovrastimate, in base alle quali lo Stato azzerava i trasferimenti decretando il sostanziale fallimento amministrativo della città del duce. E aveva dichiarato: «Così non si può più andare avanti. Se non cambia qualcosa, mi dimetto». Poi nei giorni scorsi, navigando nel sito del Ministero, ha visto che le stime erano state modificate, alla chetichella. Per Predappio come per decine e decine di altri Comuni emiliano-romagnoli che per le “stime pazze” del governo rischiavano di dover chiudere bottega. Come Castel Maggiore, dove con la vecchia Ici il Comune incassava 5 milioni e mezzo e con l’Imu, secondo il Ministero, ne doveva incassare più di 14. Ora anche lì la previsione è scesa a 6,4 milioni. «No, non c’è stato nessun provvedimento ad hoc - dice Frassineti - non lo sapeva nessuno. Per noi, da una stima di gettito di 1.752 mila euro si è passati a 1.258; da un trasferimento zero siamo arrivati a 500mila euro. Possiamo dire che siamo salvi, ma non sani. Forse a Roma c’è ancora qualche segnale di vita intelligente e di speranza. Quindi non mi dimetto più. Ma per provare a salvare i servizi e chiudere i conti devo trovare ancora 200mila euro. Per fortuna che la Regione mi copre per 108mila euro, con i fondi dei residui passivi redistribuiti ai Comuni».

I più preoccupati sono invece i Comuni del terremoto. Anche lì le stime sul gettito erano tutte sballate. «A noi lo Stato aveva tagliato il 90% dei trasferimenti, da 6,3 milioni a 729mila euro. Ora li ha portati a 2,5 milioni», dice l’assessore al bilancio di Cento, Pier Paolo Busi. Ma nella zona del Cratere c’è oggi una doppia aggravante. La prima è legato al differimento del pagamento delle rate al 30 novembre. Se non arriveranno provvedimenti ad hoc, tra le rate differite e quella che scade a dicembre arriverà ai terremotati una mazzata tremenda. Inoltre, il governo ha decretato che chi ha la casa inagibile non deve pagare l’Imu, ma non ha deciso alcuna compensazione per i Comuni. «A noi verrà a mancare circa un milione di gettito. Chi ci dà quei soldi?», chiede Busi.

«Basta con i tagli lineari - riassume Manca - se non si lascia tutta l’Imu ai Comuni qui salta il sistema e non si possono più garantire i servizi. Nel mio Comune, se non cambia qualcosa, quest’anno dovrei tagliare altri 3 milioni su un bilancio di 70. Nel 2008 avevamo trasferimenti per 18 milioni, ora siamo scesi a 6. E se non si sblocca il Patto di stabilità non potremo pagare i fornitori, rimettere in moto investimenti e crescita. Non ci si può umiliare così?».




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