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lunedì 1 ottobre 2012

I sindaci del terremoto contestano le super-paghe dei consiglieri regionali. Proposta Pd per tagliare gli stipendi


L'Emilia-Romagna non è come il Lazio, la Campania o la Sicilia. E nemmeno come la Lombardia di Formigoni. Ma i politici regionali sono comunque dei privilegiati, anche da noi. Stipendi minimi da 5.300 euro netti al mese, rimborsi spese immorali, ricchi vitalizi per gli ex e gli attuali consiglieri, liquidazioni esentasse da 30-40mila euro a legislatura. Un gruppo di parlamentari del Pd ha presentato in questi giorni alla Camera una proposta per allineare gli stipendi di onorevoli e consiglieri regionali alle paghe dei sindaci dei Comuni capoluogo, e per togliere la vergogna delle diarie a forfait. Con l'Unità siamo andati a sentire cosa ne pensano i sindaci del terremoto, che si fanno un mazzo così per meno di duemila euro al mese. E abbiamo intervistato il primo firmatario della proposta di legge, Gabriele Albonetti. Ecco gli articoli pubblicati domenica 30 settembre.



I SINDACI DEL TERREMOTO E I POLITICI REGIONALI

«Quando penso che un consigliere regionale della “virtuosa” Emilia-Romagna guadagna tre volte più di me, mi viene da dire: ma chi me lo fa fare? Se poi guardo al “troiaio da basso impero” del Lazio, provo dolore oltre che nausea. Come penso tutte le persone per bene, tutti coloro che credono nella politica, la fanno con passione e spirito di servizio». Luisa Turci, sindaco di Novi di Modena, uno dei Comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio scorsi, riassume in questa frase il pensiero di tutti i sindaci del terremoto. E come tutti i suoi colleghi del “Cratere”, plaude alla proposta di un gruppo di parlamentari del Pd di allineare gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali a quelli dei sindaci. E, parallelamente, di assicurare un trattamento uniforme a tutte le cariche elettive.

Perchè si fa presto a dire «bisogna tagliare i costi della politica» quando si parla di regionali e onorevoli che mediamente guadagnano, soprattutto fuori dall’Emilia-Romagna, 10, 15, 20 e più mila euro netti al mese. Ma quando si parla di sindaci - tanto più se sono primi cittadini “al fronte” come lo sono oggi quelli del terremoto - che guadagnano duemila euro al mese, per 12 mesi e senza benefit, il discorso si rovescia. «Con tutto il rispetto, vuole mettere le mie responsabilità con quelle di un consigliere regionale? Sono imparagonabili - sostiene Luisa Turci - e se non si trova il modo di remunerare meglio le responsabilità e accorciare le disparità con le altre cariche elettive, presto a fare i sindaci andranno solo i pensionati. Chi glielo fa fare a una persona normale, a un giovane che ha un lavoro sicuro o ad un professionista di lavorare 12 ore al giorno, sei o anche sette giorni su sette per una paga come la mia?».

La «rivoluzione» delle paghe dei politici ora ha la forma di una proposta di legge che tre giorni fa è stata depositata alla Camera dei deputati e che già dai prossimi giorni dovrebbe essere esaminata e discussa dalla Commissione affari costituzionali. Prevede che le retribuzioni dei parlamentari, a cui sono legate quelle dei consiglieri regionali, vengano agganciate non più ai magistrati ma alle paghe dei sindaci delle città capoluogo di Regione; e che le diarie a forfait dietro cui spesso si nascondono le «spese pazze» lascino il posto ai rimborsi a piè di lista.

Vista l’aria che tira verso i privilegi della politica, la proposta parrebbe avere discrete possibilità di diventare legge. È d’accordo Pier Luigi Bersani, che chiudendo la festa dell’Unità di Reggio Emilia aveva detto: «Non è possibile che un parlamentare o un consigliere regionale guadagni più di un sindaco». Ed è d’accordo anche il suo sfidante, Matteo Renzi, che ha più volte espresso lo stesso concetto. Condividono la proposta il presidente Vasco Errani e il capogruppo del Pd in Regione, Marco Monari. Soprattutto, fanno quasi “la ola” i sindaci del terremoto, che da 4 mesi sono impegnati h24 per meno di duemila euro al mese.

«Sono completamente d’accordo - dice Alberto Silvestri, primo cittadino di San Felice sul Panaro, paga mensile di duemila euro, niente diarie o vitalizi - il principio del livellamento delle retribuzioni prendendo a riferimento i sindaci delle grandi città è condivisibile. Oggi gli squilibri sono troppo forti. Anche tra noi e i consiglieri regionali. Qualcosa va fatto per riequilibrare. Chi fa politica non dovrebbe mai farla per soldi. Ma qui o ci diamo tutti una regolata o andiamo a casa tutti».

«Il problema principale è avere un progetto dell’Italia che vogliamo, ridare un senso all’impegno politico e alla costruzione di un Paese migliore - sostiene il sindaco di Crevalcore, Claudio Broglia -. Poi bisogna distinguere tra chi insegue l’arricchimento o i privilegi e chi invece fa politica onestamente e con spirito di servizio. È una questione di etica. Se un politico fa bene il proprio mestiere e persegue l’interesse pubblico, si paga da sè, tanto più ai livelli alti». E aggiunge: «Il mestiere di sindaco, poi, non si fa a tempo perso. Per farlo bene c’è bisogno di un impegno a tempo pieno. Io prendo 1.900 euro al mese e dopo il terremoto sono impegnato tutti i giorni dalle 6.30 del mattino a mezzanotte, sabato compreso. Mi muovo con la mia auto, faccio le telefonate private col cellulare personale e quando vado a pranzo fuori pago con i miei soldi. Se tutti facessero così il problema del costo della politica sarebbe già risolto».



L'INTERVISTA A GABRIELE ALBONETTI

Gabriele Albonetti, faentino, deputato Pd e questore della Camera, è il primo firmatario della proposta di legge per agganciare le paghe degli onorevoli e dei consiglieri regionali a quelle dei sindaci. Proposta firmata anche da altri due deputati emiliani, l’ex sindaco di Imola, Massimo Marchignoli, e la bolognese Donata Lenzi.

Iniziativa personale o del Pd?

«La proposta di legge l’ho scritta io, nemmeno come questore ma come deputato semplice. Lo spunto, però, l’ha dato il segretario del partito, con il suo discorso alla festa dell’Unità di Reggio Emilia. Per ora le firme sono una decina, ma confido che se ne aggiungeranno altre. La proposta è aperta, anche agli altri gruppi politici».

Cosa prevede, in concreto, la sua legge?

«Di agganciare gli stipendi dei parlamentari a quelli dei sindaci dei Comuni capoluogo con più di 250mila abitanti, e non più alle retribuzioni dei magistrati, come prevede la legge in vigore, che risale al 1965 ed è oggi inapplicata».

In che senso?

«L’aggancio alle retribuzioni dei magistrati di Cassazione non c’è più. Con i tagli dgli ultimi anni, oggi c’è una forbice di circa 1.700 euro al mese».

E la paga dei consiglieri regionali?

«Quella era parametrata a circa l’80% dell’indennità dei parlamentari. Ma anche in questo caso le cose sono cambiate. In Emilia-Romagna, ad esempio, oggi un consigliere prende il 65% dell’indennità di un onorevole. [INTERVISTA]In altre Regioni si arriva al 90-95% e anche di più». [/INTERVISTA]

Cosa comporterebbe, in soldoni, l’applicazione della sua legge?

«Circa 3.500 euro lordi al mese in meno di indennità base per deputati e senatori. Il netto, invece, scenderebbe di circa 1.200 euro, dagli attuali 5.200 a circa 4.000 euro».

Ma i parlamentari guadagnano di più...

«Perchè hanno una diaria forfettaria per le spese di soggiorno che si aggira sui 3.500 euro al mese. La proposta di legge prevede di eliminarla e di sostituirla con rimborsi a piè di lista».

La legge prevede anche un riallineamento complessivo delle paghe dei politici.

«Esatto. Prevede l’istituzione di un canone che dia a tutte le cariche elettive lo stesso riferimento. Sindaci, consiglieri regionali e parlamentari devono avere retribuzioni allineate e omogenee, geograficamente e per carica».

Quali possibilità ha la sua proposta?

«Nei prossimi giorni la Commissione affari costituzionali comincerà l’esame di diverse proposte sul tema. Noi chiediamo che si discuta anche di questa. Se, come spero, avrà il consenso anche di altri gruppi, potrebbe entrare come legge stralcio all’interno della nuova legge elettorale. Che oltre a stabilire come si eleggono i parlamentari, direbbe anche come vengono pagati».




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