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mercoledì 5 settembre 2012

"Tele-marchette", aperte due inchieste della Procura e della Corte dei Conti. Finanza in Regione e in 54 emittenti

Di seguito, gli articoli pubblicati su l'Unità di oggi, mercoledì 5 settembre, con gli sviluppi dell'inchiesta sulle comparsate a pagamento dei politici regionali sulle emittenti radiotelevisive locali.


"Tele-marchette", blitz della Finanza all'Assemblea legislativa regionale
e nelle sedi di 54 tra televisioni e radio private. Due le inchieste aperte

Si allarga lo scandalo delle comparsate tv a pagamento in Emilia-Romagna, con i consiglieri regionali di diversi gruppi politici che pagavano per andare ospiti nei programmi informativi delle emittenti private. Ieri, martedì 4 settembre, la Guardia di Finanza, con una operazione in grande stile, ha effettuato una serie di “blitz” all’Assemblea legislativa regionale e nelle sedi di 22 televisioni e 32 radio private della regione. Ovunque i finanzieri hanno acquisito documentazione, fatture, contratti a partire dal 2010, ma anche delle delibere del 1998 che disciplinano l'uso dei fondi per la comunicazione istituzionale dei consiglieri regionali.

Due le inchieste che sono state aperte sulla vicenda: una della procura della Repubblica di Bologna, l’altra della Corte dei Conti. Si aggiungono all’istruttoria avviata dall’Ordine regionale dei giornalisti sulle violazioni deontologiche degli iscritti all’Albo (editori, direttori responsabili e conduttori televisivi che hanno spacciato per informazione le interviste a pagamento) e al fascicolo aperto dall’autorità di vigilanza sull’emittenza radiotelevisiva, l’Agcom, per verificare eventuali abusi delle confuse normative vigenti sull’informazione politica.


Il “caso” era scoppiato alla vigilia di Ferragosto, quando alcuni consiglieri regionali avevano confessato, come se fosse la cosa più normale del mondo, che pagavano per andare in tv con i soldi pubblici a disposizione dei rispettivi gruppi. Aveva ammesso per primo la pratica il consigliere “grillino” Giovanni Favia, che subito si era beccato la scomunica di Beppe Grillo: «È come pagare il proprio funerale», aveva postato nel suo blog il guru di Genova. Ed era stato seguito a ruota dai colleghi di Pdl, Udc, Lega e Federazione della sinistra. Poi era stato tirato dentro anche un consigliere Pd, ma per un format televisivo diverso, non informativo e chiaramente autopromozionale, anche se sempre a pagamento. Le emittenti coinvolte finora chiamate in causa erano tre: il network "È tv" del Gruppo Spallanzani, vicino alla Curia, "7 Gold" e "Teleromagna". Ma ora l’inchiesta si allarga a tutto il sistema radiotelevisivo regionale.


Martedì 4 gli agenti della Guardia di Finanza si sono presentati alle 9 al numero 50 di piazza Aldo Moro, dove ha sede l’Assemblea legislativa. Sono saliti al settimo piano, dove c’è la presidenza. «Avevano una lettera della Corte dei Conti che chiede una serie di documenti informativi e contabili sulle “ospitate” a pagamento», ha detto il presidente, Matteo Richetti. Poi sono andati nell’ufficio della dirigente dei Servizi amministrativi dell'Assemblea. «Vogliono la documentazione sulle interviste Tv - ha precisato Richetti - si stanno facendo un’idea. Di fronte all'elenco delle richieste noi, man mano, mettiamo a disposizione i documenti». Contemporaneamente, i nuclei di polizia tributaria delle varie province facevano visita alle tv e radio locali in diverse città dell'Emilia-Romagna.

Il blitz all’Assemblea regionale è durato tre ore e mezzo, fino 12.30. L'inchiesta della Procura, condotta dal sostituto procuratore Antonella Scandellari, che agisce in coordinamento col procuratore capo Roberto Alfonso, è contro ignoti e ipotizza il reato di peculato. Quella della Procura regionale della Corte dei Conti vuole invece accertare l’esistenza o meno di danni erariali: in sostanza l’uso inappropriato di denaro pubblico. Il portavoce della Procura, Valter Giovannini, ha parlato di «doverosi accertamenti».

Si vuole capire se c’è stato o no un uso corretto dei soldi pubblici messi a disposizione dei gruppi consiliari e spesi per le comparsate tv dei singoli consiglieri. C'è infatti un vincolo di destinazione d'uso per quei fondi: devono servire a parlare delle attività regionali, non di altro. La Procura vuole capire inoltre se può esserci stato un reato di peculato per le emittenti che hanno preteso i pagamenti per le “ospitate”. Secondo indiscrezioni, pare che in alcune tv si suggerisse ai consiglieri regionali di pagare con i fondi dei gruppi per poi mandare in Tv candidati alle elezioni. I consiglieri regionali, invece, è certo che andavano a pagamento in trasmissioni anche per parlare di temi di attualità politica, oltre che dell’attività della Regione.

La presidenza dell'Assemblea legislativa ha chiarito di avere competenze soltanto sulla documentazione dei revisori dei conti relativa ai rendiconti delle spese dei consiglieri. I dettagli e le fatture sono invece conservate negli uffici dei gruppi politici. I finanzieri ieri sono stati visti solo negli uffici della direzione generale amministrativa, non in quelli dei Gruppi. Probabile che ci saranno nei prossimi giorni altre acquisizioni. Anche nelle sedi delle radio e tv. Gli investigatori hanno chiesto alle emittenti delle nove le province dell' Emilia-Romagna di mettere a disposizione le copie dei contratti esistenti per gli spazi a pagamento e relative fatture.

E nel giorno del blitz il grillino Favia torna in video, a E' TvC’è un particolare curioso nella vicenda “telemarchette”. Nel giorno in cui la Guardia di finanzia, con un’operazione in grande stile, passa al setaccio la documentazione in regione e nelle emittenti locali sulle comparsate a pagamento, il consigliere che ha aperto il caso confessando di aver pagato per andare in Tv - il grillino Giovanni Favia - ieri mattina è ricomparso in Tv. Favia era ospite di una delle emittenti inguaiate dalle dichiarazioni dei consiglieri regionali, nel caso specifico da Silvia Noè dell’Udc e Manes Bernardini della Lega: "E' tv", il principale network televisivo privato della regione di proprietà del gruppo Spallanzani e considerato molto vicino alla Curia.


La comparsata di ieri mattina, si presume non a pagamento, è avvenuta all’interno della rassegna stampa che "E' tv" trasmette tutti i giorni feriali a partire dalle 7. La trasmissione ieri era condotta da Francesco Spada, il coordinatore della redazione giornalistica. Nei titoli di prima pagina dei quotidiani locali c’era la spaccatura interna al Movimento 5 stelle, che vede Favia da una parte e il capogruppo in Comune, Massimo Bugani, dall’altra. Una divisione che si è acuita proprio in seguito al caso delle “ospitate” tv a pagamento e, per ultimo, al blitz di giovedì scorso dei grillini alla festa dell’Unità.

L’invito a Favia per commentare i giornali era dunque giornalisticamente azzeccato, di stretta attualità. Ma aveva anche il sapore di una “sfida” a chi, a cominciare da alcuni quotidiani e dall’Ordine dei giornalisti, nei giorni scorsi hanno arruolato "È tv" tra le emittenti “telemarchettare”. Come a dire: vedete, questa è informazione, non pubblicità. E anche la presenza di Favia, pur assolutamente legittima, aveva il sapore della sfida, ma in questo caso a Grillo. Il “guru” di Genova l’aveva scomunicato per le interviste tv: «È come pagare per il proprio funerale». E in precedenza aveva a più riprese diffidato i suoi dall’andare in tv. Per questo, anche se nel caso di ieri non c’è stato alcun pagamento, il ritorno di Favia in tv è suonato comunque come l’ennesimo atto di disobbedienza dell’allievo al maestro. Nel merito, ieri mattina non si è parlato delle “ospitate” tv a pagamento. Ma probabilmente se Spada avesse saputo che due ore dopo sarebbe scattato il blitz non avrebbe invitato Favia. Così come Favia non sarebbe andato. Il grillino è invece tornato sull’altro blitz, quello alla Festa, con questa singolare ultima versione: «Io avevo saputo ed ero andato a controllare. Ero tra il pubblico. Sono intervenuto soltanto quando è scoppiato il parapiglia e mi hanno chiamato, per riportare la calma».

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