Post più popolari

sabato 1 settembre 2012

Il blitz dei grillini alla festa dell'Unità diventa un mezzo boomerang

Riporto di seguito i tre articoli usciti oggi, sabato 1 settembre, su l'Unità, sulla contestazione organizzata dai grillini a Bersani alla festa del Parco Nord.


Contestazione a Bersani alla Festa dell'Unità, ira Pd contro Favia: "Era lui il regista"

Giovedì 30 agosto, alla festa dell'Unità di Bologna, nello spazio dibattiti che ospitava Pier Luigi Bersani, è andata in scena la contestazione organizzata da “grillini”, “No Tav” e “No People Mover” . Una ventina di persone sono entrate nella sala alzando cartelli e mostrando volantini con su scritto "Cercasi opposizione". Un esponente del movimento di Grillo indossava una t-shirt con su scritto "Bersani zombie". Il pubblico ha reagito. Sono intervenuti il servizio d'ordine della festa e la Digos. E' seguito un parapiglia durato 5 minuti, poi è tornata la calma.

Il giorno dopo, sul web, il "blitz" divide il popolo della rete e alimenta un nuovo, duro scontro politico tra Pd e Movimento 5 Stelle. Il responsabile organizzativo dei democratici, Raffaele Persiano, accusa senza mezzi termini il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Giovanni Favia, di essere il regista della provocazione. «Lui stava dietro, ma la regia era sua - afferma Persiano - tanto che il servizio d’ordine e la polizia ha dovuto contrattare con lui per fare allontanare i contestatori. Non mi pare che il suo sia stato un grande esempio di correttezza e politica pulita».


Ma Favia non ci sta a passare per l’anima nera della contestazione. «L’iniziativa è nata dalla base e non dai consiglieri regionali - afferma - io ho saputo che qualche nostro attivista voleva andare alla festa a contestare e mi sono raccomandato che non venissero fatte azioni di disturbo. Poi giovedì sera sono andato a controllare. Alla fine, quando c’è stato il parapiglia, sono intervenuto per riportare la calma». Anche la ricostruzione dei fatti è opposta tra i due.

«Sapevamo che ci sarebbe stata la contestazione - dice Persiano - e la nostra intenzione era di lasciarli fare. Accade spesso che qualcuno cerchi la vetrina della Festa per farsi un po’ di pubblicità. Pensavamo che come al solito si limitassero a mostrare i loro cartelli, a cercare qualche inquadratura. Ma non è andata così. La sala dibattiti era strapiena. Una decina di grillini e 5-6 persone dei Comitati sono entrati, hanno cominciato a premere sul pubblico seduto nelle ultime file e a dare fastidio a chi era in piedi, fuori. A quel punto è scattata la protesta del pubblico. Hanno urlato ai contestatori di non disturbare, di andarsene. C’è stato anche qualche spintone. A quel punto è dovuto intervenire il servizio d’ordine. Per mettere tutti in sicurezza - chi era lì per ascoltare Bersani e chi contestava - si è frapposto tra il pubblico e i manifestanti. Questi ultimi hanno reagito con spintoni e offese. Il parapiglia è durata 5 minuti in tutto. Poi è tornata la calma».

«Se parla di noi, Persiano dice falsità - ribatte Favia -. Spero si riferisca ai Comitati, ai No Tav. Noi non abbiamo premuto e dato alcun fastidio al pubblico della festa. Eravamo fuori, tranquilli, con i nostri cartelli. Ci sono i video che lo dimostrano». In precedenza, sul suo profilo Facebook, Favia aveva ricostruito così l’accaduto: «Ieri sera attivisti del Movimento 5 Stelle sono entrati, in silenzio e senza spingere, nell’area in cui Pier Luigi Bersani teneva un comizio alla Festa dell'Unità. Tenevano in mano un cartello. Il servizio d'ordini ha spintonato fuori i nostri, la gente li ha offesi. Non proprio un atteggiamento sereno, no? E pensare che era stato Bersani stesso a dire: “Venite qui in faccia a dirmi che sono uno zombie”. Beh, il Movimento Cinque Stelle aveva solo risposto all'invito».   «La verità - replica Persiano - è che sono venuti per provocare, con modi squadristici. La nostra gente ha reagito al disturbo e agli insulti. Una reazione spontanea. Niente di grave. Per prevenire qualsiasi incidente sono poi intervenuti il servizio d’ordine e la Digos».   Su Facebook arriva anche il commento del segretario regionale Pd, Stefano Bonaccini: «Qualche militante del M5S ha bisogno di pubblicità e qualche foto sui giornali - ha scritto - e dunque viene a fare un pò di caciara nelle nostre feste, per poi passare per vittima se, democraticamente, i nostri militanti si spazientiscono di fronte alla maleducazione. Sarei curioso di sapere se ogni tanto vanno anche agli appuntamenti leghisti o berlusconiani».   Intervista al politologo Carlo Galli: "Una chiara provocazione, ma il popolo democratico non doveva cadere nella trappola".   «Loro sono molto bravi ad adoperare i media, la comunicazione. Sono maestri nel combinare aggressioni verbali, provocare le reazioni, riprenderle con le loro telecamerine, mettere i video in rete facendosi passare per vittime. Alla Festa hanno organizzato questa provocazione classica. E il pubblico della festa, i militanti del Pd, sono caduti nella trappola. Un’ingenuità. Evidentemente la base del Pd non ha la capacità che altri basi avevano di non raccogliere le provocazioni». Così sintetizza il suo pensiero il politologo Carlo Galli, docente di dottrine politiche all’Università di Bologna e presidente della Fondazione Gramsci.

Professore, come valuta il “blitz” dei grillini l’altra sera alla Festa dell’Unità?
«Mi pare evidente che siamo in presenza di una strategia precisa, e probabilmente di un salto di qualità del movimento. Dopo aver sostanzialmente vinto la battaglia comunicativa, dettando l’agenda e costringendo i partiti sulla difensiva, ora si passa dalle parole ai fatti, dalla battaglia del web alla battaglia dei corpi».
Battaglia dei corpi?
«Passare dalla teoria alla pratica, scendere sul territorio, organizzare la guerriglia in casa del nemico. Come è accaduto nel Sessantotto, nel Settantasette; come accade col movimento studentesco. E quando fai questo salto, beh, non ti può capitare di meglio che farti picchiare».
Cosa ha determinato il salto di qualità?
"Il fatto che il movimento si sente molto sicuro di sè. Così sicuro da pianificare una iniziativa come quella alla festa facendo in modo che il risultato atteso sia esattamente quello che si voleva. Per un verso è una situazione allarmante. Peraltro bisogna dire che sono bravi, che c’è una bella regia».
Qualcuno nel Pd ha parlato di azione di tipo squadristico...
«La si può anche definire così, ma con una differenza sostanziale: non mi pare che fosse un’azione violenta».
Sul web dilagano le accuse dei grillini ai “militonti” del Pd...
«È il loro stile goliardico, il dileggio che fa parte della loro sicurezza. Offese e battutacce da ignorare».
Lei sta dicendo che il pubblico della festa e il servizio d’ordine del Pd sono stati ingenui a reagire?
«Non rimprovero nessuno, men che meno i militanti e i volontari della Festa. L’ingenuità però è evidente: sta nel tipo di reazione della sala, in chi ha urlato buffoni e spinto, cadendo così nella trappola. Il servizio d’ordine, una volta scoppiato il parapiglia mi pare che non potesse fare altrimenti che quello che ha fatto: mettersi in mezzo, per la sicurezza di tutti».
Però la provocazione era pesante. I contestatori hanno disturbato il pubblico seduto in sala, impedito a quello in piedi all’esterno di vedere e ascoltare. Come avrebbe dovuto comportarsi?
«La miglior “controguerriglia” in questi casi non è rispondere alle provocazioni, ribattere colpo su colpo, ma ignorarle. Se il pubblico fosse rimasto “freddo”, avrebbe sommerso la contestazione con gli applausi ai relatori. E tutto finiva lì».
Il consigliere grillino, Favia, ha detto che Bersani li aveva sfidati ad andare e loro sono andati. Anche il segretario Pd è stato ingenuo?
«Bersani non è ingenuo, ha segnalato il problema dell’imbarbarimento del linguaggio sul web. E l’invito a Grillo era chiaramente una metafora, voleva dire “guarda che il nostro partito non è fatto di zombi». Favia ha fatto una forzatura, però...».
Però?
«Il Pd non può prendere il movimento sottogamba. Non può limitarsi a dire “voi siete virtuali, il territorio siamo noi”. Perchè, se poi loro occupano il territorio con una sceneggiata, ci si trova costretti a mobilitare il servizio d’ordine».
Che risposte dovrebbe dare il Pd?
«Alla sfida bisogna rispondere con la politica. A Grillo bisogna dire che per fare politica ci vogliono le idee, le risposte di governo che lui non ha. In un momento in cui il liberismo è in piena crisi, non ci si può far trascinare nelle polemiche sulla casta, sui politici ladri, nelle personalizzazioni».


E sul web spunta il dissenso grillino: "Il blitz un errore, caduta di stile offendere"

La provocazione continua sul web, ma non trova il gradimento di tutti i simpatizzanti grillini. Anzi, molti prendono le distanze. Nel suo profilo Facebook, ieri il leader del M5S in regione, Giovanni Favia, ha postato il seguente commento: «Loro sono democratici? Bersani ci ha invitato, noi siamo andati senza né fischi né interruzioni, ma solo con un foglio in mano: “Cercasi opposizione”. I militonti inferociti: “Stronzi, pagliacci, levatevi dai coglioni”. Poi partono le spinte. Uno dei nostri finisce dal 118.... Complimenti».


La reazione del popolo della rete, almeno inizialmente, non è di quelle entusiastiche. La parte Pd risponde colpo su colpo alle offese: «Grullini, provocatori, squadristi». Francesca posta: «Scrivere militonti già qualifica il tono che tenevate alla festa. Così come rispondere ad un militante: Cevenini lo avete ammazzato voi». E Pina commenta: «Questo signore che usa il termine militonto rappresenta le istituzioni democratiche?». Ma questo era scontato. Quel che non era scontato è il dissenso di una parte dei sostenitori del movimento di Grillo. Ad alcuni simpatizzanti non è proprio piaciuto il “blitz” alla Festa. Gennaro: «Non si poteva evitare questa provocazione?». Luca: «Però potevate anche andarci senza contestazioni. Potevate vedere che succedeva e reagire di conseguenza. Fanno schifo, è vero, ma devi spiegare le cose ai militanti del Pd, non insultarli, altrimenti non si otterrà mai nulla». Nikita: «Da simpatizzante M5S quale sono, le provocazioni sono sempre molto sterili, se vi hanno invitato, potevate chiedere un confronto». Marco: «Giovanni, non ci siamo, non è questo il terreno per combattere il Pd». Francesco: «Non è questo il terreno per combattere il Pd».

Ad almeno una decina di loro non è invece andato giù il linguaggio dei commenti del giorno dopo dei leader del M5S. Soprattutto per quel «militonti» vergato da Favia. Il consigliere regionale ha ricevuto consensi ma anche parecchie critiche. Eccone alcune. Antonello: «Non condivido militonti... è una caduta di stile per un consigliere regionale». Andrea: «Caduta di stile, siamo passati per i facinorosi di turno». Giuliano: «Ritengo sia un errore la reazione ma ritengo anche errato atteggiarsi a vittime, si sa che una volta che qualcuno ha tirato il sasso c'è sempre purtroppo qualcuno che reagisce». Francesco: «Come se non lo sapeste come andava a finire. Per fare cosa, poi? Parlare con i muri? Finitela di perdere tempo in queste Boiate». Raimondo: «Un'iniziativa sbagliata. Se lo avessero fatto loro chissà quante gliene avremmo dette». Gabriele, «Anch'io mi dissocio, è solo una provocazione e sicuramente autorizzerà gli altri a fare altrettanto. È questo il nostro stile? Lasciamo il “fassissmo” a loro».

Nessun commento:

Posta un commento