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domenica 2 settembre 2012

Favia, i "militonti" e le spine del Movimento 5 stelle

Il seguito sui grillini dopo le polemiche per il blitz alla festa dell'Unità, l'offesa di Favia ai "militonti", le critiche del popolo del web e le spaccature interne al Movimento: il pezzo sul nazionale e quello in cronaca sul l'Unità di domenica 2 settembre.


FAVIA, I "MILITONTI" E LE SPINE DEL MOVIMENTO 5 STELLE

L’ultimo episodio è di giovedì 30 agosto. Allo spazio dibattiti della festa dell’Unità di Bologna c’è Pier Luigi Bersani. Una ventina di “grillini” e “No Tav” organizzano un blitz di protesta. Entrano con cartelli «cercasi opposizione», uno di loro indossa una t-shirt «Bersani zombie». Spingono sulle ultime file, disturbano chi è andato lì per ascoltare. Il pubblico reagisce, grida «buffoni», c’è qualche spinta, un parapiglia di 5 minuti, poi torna la calma.


Il giorno dopo Giovanni Favia, il primo esponente del movimento eletto in una grande città (Bologna, nel 2009), oggi consigliere regionale, che giovedì sera secondo il Pd è stato «il vero regista» dell’operazione, con un post nel suo profilo Facebook definisce i militanti Pd che hanno risposto alla provocazione «militonti». Il popolo della rete non gradisce. Tra i tanti che applaudono all’azione (338 mi piace, 127 commenti), spuntano alcune decine di dissidenti. Gente del movimento a cui non è piaciuto il blitz («non è questo il modo di combattere il Pd») e men che meno quell’offesa, militonti, un po’ goliardica e molto maleducata («una caduta di stile»).   Anche due consiglieri comunali di Bologna del M5S, Massimo Bugani e Federica Salsi, non hanno gradito e hanno disertato. «Quell’azione non mi sembrava una priorità - dice Salsi - non mi sono piaciuti i risvolti e non avrei usato quel termine». Favia replica pigliandosela con i media: «Ricostruzioni da saga fantasy - scrive su Facebook - tentano di dividerci perché siamo vicini all’obiettivo per cui da anni lavoriamo: arrivare a Roma».  

Intanto spuntano altre spine nel rapporto tra Beppe Grillo e i “grillini” dell’Emilia-Romagna. Lo stesso Favia pochi giorni fa era stato scomunicato dal guru di Genova per essere andato in tv a pagamento: «È come pagarsi il funerale», aveva postato nel suo blog Grillo. In precedenza, Favia si era beccato un’altra stilettata per aver difeso la scelta del neo sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, di chiamare nella sua squadra Valentino Tavolazzi, il consigliere comunale ferrarese espulso da Grillo. Sia Pizzarotti sia Favia avevano poi fatto marcia indietro rinunciano, rispettivamente, a Tavolazzi e alle tv. E forse non è per caso, o solo perché lo dice lo Statuto, che il consigliere regionale annunci oggi a l’Unità: «Con questo mandato in Regione finisce la mia esperienza politica».

Sullo sfondo si intravede la spina delle candidature alle politiche del 2013. «Nessuno degli attuali consiglieri comunali e regionali si potrà candidare. Per statuto dobbiamo finire i nostri mandati», dice Federica Salsi. Ma la norma non convince tutti. Così come non convincono - ed è l’ultima spina - le espulsioni via blog di Grillo, con un semplice Post scriptum, di chi non rispetta rigidamente le regole sulla certificazione dei consiglieri 5 Stelle (qualcuno dice, chi non obbedisce al capo). L’ultimo Ps ha colpito Filippo Boriani, un ex verde consigliere al quartiere Saragozza di Bologna, reo di aver fatto due mandati negli anni Novanta in Comune a Bologna. Ma prima ne erano state vittime Tavolazzi, i consilieri Sandra Poppi e Vittorio Balestrazzi a Modena, la lista di Cento. Decisamente troppi. E qualcuno in Emilia comincia a ribellarsi.   


 IL CONSIGLIERE REGIONALE: ULTIMO GIRO POI BASTA CON LA POLITICA   «
Cosa farò da grande? Sicuramente non la politica. Dopo cinque anni ne ho abbastanza. Vorrei tornare alla mia passione per il cinema, alla produzione di materiali audio-visivi, che poi è la mia professione. La mia esperienza politica finisce con il mandato in Regione. Spero già a novembre, se Errani verrà rinviato a giudizio per Terremerse e si dimetterà». Così dice Giovanni Favia, il primo consigliere grillino eletto in una grande città, Bologna, nel 2009, poi eletto in Regione nel 2010, al nostro giornale.   L’aveva già annunciato in altre occasioni che questo sarebbe stato per lui l’ultimo mandato. Del resto, lo statuto del Movimento è chiaro: due, poi basta. Anche se la regola comincia a stare stretta a diversi militanti. Ma ripetuto oggi, dopo le critiche ricevute anche dai suoi (in rete e non solo) per il blitz di giovedì sera alla festa dell’Unità, e dopo la scomunica ricevuta un paio di settimane fa da Beppe Grillo per le interviste Tv a pagamento, l’annuncio ha un altro sapore. Lascia trapelare una vena d’amarezza. Forse un po’ di stanchezza. Anche se Favia nega che ci siano problemi. 

«Problemi con Grillo? Ma se ero a cena con lui anche ieri sera. Sono i media che ci vorrebbero divisi. Ma io sfido chiunque a dire che c’è freddezza tra noi». Però non nasconde che qualche problema nel recente passato ci sia stato. Sulle comparsate Tv a pagamento, in primis. «È come pagare il proprio funerale», aveva tuonato il guru di Genova. «Avrei preferito che sul blog avesse pubblicato anche la mia nota in cui spiegavo che non c’era niente di illecito», aveva replicato con coraggio Favia. «Grillo ha preso le distanze - dice oggi il consigliere regionale - è il suo ruolo, l’ha fatto e doveva farlo per il Movimento. Io ho portato la croce. Poi ci siamo chiariti».

Prima di quella sulle tv, c’era stata la stilettata di Grillo sul “caso” di Valentino Tavolazzi, il consigliere comunale di Ferrara cacciato da Grillo e che il neo sindaco grillino di Parma, Federico Pizzarotti, avrebbe voluto nella sua squadra, pare con il consenso di Favia. «Mi meraviglio che Tavolazzi si ripresenti ancora sulla scena per spaccare il Movimento 5 Stelle e che trovi pure il consenso di un nostro consigliere dell´Emilia Romagna», aveva scritto nel suo blog Grillo. Insomma, qualche problemino tra i due evidentemente c’è.

E forse c’è anche tra Favia e i consiglieri comunali di Bologna, che non sembrano avere gradito molto le ultime performance sulle Tv e alla festa dell’Unità. Massimo Bugani e Federica Salsi non c’erano l’altra sera al Parco Nord. «La verità è che non ne sapevo nulla», dice la Salsi. E se l’avesse saputo? «Penso che me ne sarei stata ugualmente a casa. Non mi sembrava una azione prioritaria. E non mi sono piaciuti i risvolti che ha avuto». Si riferisce alla definizione “militonti” attribuita da Favia a chi aveva reagito alla provocazione? «Io quel termine non l’avrei usato», dice Federica Salsi. «Per alcuni giornalisti sono diventato il problema dei problemi - posta Favia nel suo profilo Facebook - mi sento dentro una saga fantasy... La realtà è che siamo vicini all’obbiettivo: arrivare a Roma».

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