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domenica 20 maggio 2012

Il terremoto, i social network e le regole dell'informazione

Il forte terremoto che ha colpito la bassa emiliana tra Bologna, Modena e Ferrara è stato anche, dal punto di vista informativo, un test importante per verificare l'efficacia dei vecchi e nuovi media. Una "gara" che ha visto nuovamente prevalere Twitter e Facebook sulla Tv e sui giornali on line, ma che evidenzia anche limiti e pericoli dell'informazione via social network. Vediamo il quadro.

VELOCITA' DELL'INFORMAZIONE.
I social network arrivano prima, si sa, è nella loro stessa natura, quella di Twitter in particolare. Subito dopo la scossa più forte, quella delle 4.04, un'occhiata veloce ai twit consentiva già di sapere qual era la zona interessata, oltre che di contattare, chiedere aiuto o rassicurare amici e parenti.

Onore comunque anche alla vecchia Ansa, che 11 minuti dopo la terribile scossa era già in rete col primo lancio. E onore ai colleghi di Rai news, che una ventina di minuti dopo le 4.04 hanno imbastito una diretta con aggiornamenti in tempo reale e notizie verificate per tutta la notte.

Una certa delusione, invece, per i siti on line dei quotidiani più gettonati, che sono arrivati in ritardo e con notizie sempre di seconda mano.

PRECISIONE E COMPLETEZZA.
Su twitter subito è stato creato l’hashtag #terremoto e sono bastati pochi minuti per cominciare ad avere un'idea dell'entità del sisma e dei  luoghi dove si sono verificati i disastri. E alle prime luci dell'alba già circolavano le prime immagini dei crolli e i primi video della gente in strada e dei soccorsi. Anche i sindaci e gli amministratori pubblici hanno contribuito con i loro twit a informare tempestivamente la popolazione.

Il lavoro delle agenzie ha tenuto bene il passo, così come quello di Rai news che ha delineato via via un quadro sempre più preciso della situazione, con notizie verificate e commenti attendibili. Per una volta - mi è parso - non ha sfigurato nemmeno la Rai regionale, che ha cominciato presto a dare notizie ed è arrivata sui luoghi colpiti con tempestività.

Bene anche la concorrente privata, E' tv, che ha messo in piedi una edizione straordinaria di prima mattina con immagini dai luoghi disastrati trasmesse via Skipe da un corrispondente. Anche se a me irrita non poco constatare che l'editore di "telecuria" che ha chiuso le testate cartacee del gruppo e licenziato decine di colleghi, ora usa al loro posto, quasi come giornalisti, i parroci. Stonati anche i commenti del conduttore schiacciati sull'editore chiesaruolo, fino a spacciare come "notizie di servizio" alle 7 del mattino gli orari delle messe saltate o confermate.

LIMITI E INTERROGATIVI
I social network vanno veloci ma non c'è nessun altro controllo che quello del buonsenso di chi li frequenta sull'attendibilità e la serietà delle notizie messe in rete. Men che meno c'è il controllo sulla serietà dei commenti e sulle immagini postate. Così accade, ad esempio, che uno più spaventato o schizzato di altri posti da uno dei paesi colpiti la notizia che "qua è crollato tutto", alimentando paura e panico, quando in realtà è crollata una parte dell'edificio o di un campanile. Oppure che un altro incosciente twitti che è "attesa per le 7 una nuova forte scossa". E che qualcun altro retwitti i deliri di Red Ronnie che lancia allarmi sul terremoto annunciato dalle profezie Maya sull'allineamento dei pianeti.

Di converso, le notizie non verificate della Rete vengono spesso rilanciate dai media tradizionali. In special modo le immagini postate dai cellulari su Twitter e Facebook vengono regolarmente 'rubate' e rilanciate dai giornali on line e spesso anche dalle tv, sia quelle private che quella pubblica. Tanto da far nascere più di un dubbio sul funzionamento e sulla serietà della fabbrica delle notizie, dal momento che anche nell'informazione "chi prima arriva meglio alloggia", determinando poi il corso della"pubblica opinione".

Ci sarà tempo per riflettere ancora sulla potenza straordinaria e sul ruolo certamente positivo, sociale e di comunità prima che informativo, dei social media in occasioni come queste. Ma ci deve anche essere il tempo per rispondere a qualche domanda sul giornalismo attraverso Twitter e Facebook. Chi controlla le notizie? Quale verifica c'è delle fonti? Chi si preoccupa del rispetto della carte deontologiche che devono guidare chi fa informazione? Chi tutela i cittadini, la loro privacy, perfino gli autori dalle immagini rubate? E questo dovrebbe essere un tema che riguarda in primo luogo l'Ordine dei giornalisti, che ancora deve vigilare sulla deontologia e la qualità dell'informazione. O no?



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