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lunedì 2 aprile 2012

Resoconto deprimente del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti a Positano

Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti a Positano, giovedì 29 e venerdì 30 marzo scorsi. Posto bellissimo, costo complessivo per l'Ordine - si dice - minore che farlo come di consueto a Roma, programma impreziosito dalla presenza di Sergio Zavoli e di alcuni bravi artisti napoletani, ma risultato dei lavori disastroso. Non abbiamo concluso praticamente nulla.

La prima giornata se n'è andata discutendo per ore di due provvedimenti poi ritirati. Al ritiro di uno ho concorso anch'io: la creazione dell'ufficio stampa dell'Ordine. Esigenza reale, intento condivisibile ma modalità discutibile. La proposta del presidente e dell'esecutivo era di contrattualizzare un collega precario "a chiamata", senza passare per una vera selezione dove fossero chiari requisiti e criteri per l'accesso, modalità e obiettivi dell'incarico. Giustificazione: la riforma dell'Ordine bussa alle porte, le nostre iniziative e proposte sui media vanno poco, bisognava porre rimedio, fare in fretta, prendere uno che è già dentro i giri mediatico-parlamentari, preferibilmente di Roma.

A me è parso che così facendo l'Ordine, come si dice, predicasse bene e razzolasse male. Ho ricordato che recentemente il Consiglio nazionale ha approvato un ordine del giorno per sollecitare la messa a punto di un bando virtuoso per i concorsi negli enti pubblici e nelle scorse settimane il segretario dell'Ordine ha duramente e pubblicamente criticato la sostanziale selezione "ad personam" di giornalisti alla Fondazione Cineteca di Bologna. Quindi ho sostenuto che l'Ordine dovesse in questo caso dare l'esempio, tanto più che si trattava di una sua selezione.

Ho proposto un percorso sicuramente faticoso ma all'insegna della trasparenza e correttezza della selezione: emissione di un bando con criteri in linea con le norme che regolano la nostra professione e con la legge 150, preselezione, selezione del candidato e assunzione (a termine, part time o full time) con contratto giornalistico e qualifica di redattore. Proposta condivisa e rilanciata da altri colleghi. A quel punto la decisione di procedere all'incarico diretto è stata ritirata in attesa di definire il nuovo percorso.

Nella seconda giornata si doveva discutere e approvare lo statuto della costituenda Fondazione nazionale dell'Ordine. Iniziativa rilevante, in sintonia con il nuovo ruolo che l'Ordine riformato dovrà avere, centrato essenzialmente sulla tutela della deontologia professionale e sulla promozione della formazione professionale continua/permanente dei giornalisti. Esigenza dettata dalla necessità di creare una strumento che possa concorrere all'acquisizione dei finanziamenti pubblici europei e anche privati per la formazione, cosa che l'Ordine direttamente non può fare.

La proposta, tuttavia, è stata presentata male, non c'è stata una adeguata discussione, non sono stati chiariti i dubbi che una parte dei colleghi hanno sulla natura e la dimensione della Fondazione, non è stato affrontato il nodo del rapporto che ci dovrà essere tra Ordine nazionale e Ordini regionali per evitare che in ogni regione nasca una Fondazione. Le perplessità sono poi state incrementate dal corredo dei nomi fatti per il Consiglio di amministrazione della Fondazione che ha accompagnato la proposta istitutiva: non tanto per i nomi in sè, ma per il necessario coinvolgimento del Consiglio nella loro scelta e legittimazione, che è mancato.

Morale, i più dubbiosi hanno dato battaglia, una consigliera ha chiesto la verifica del numero legale, il numero legale non c'era più, il Consiglio si è dovuto sciogliere anticipatamente, senza approvare alcunchè. Tutto rimandato al prossimo Consiglio, forse a maggio. Con coda di polemiche infuocate. E con l'amarezza di aver dovuto apprendere dai media che venerdì 30 c'era stato un blitz della Polizia nella sede dell'Ordine per requisire il verbale di una commissione d'esame in seguito agli sviluppi di un'inchiesta che vede una collega accusata di aver avuto in anticipo la traccia di un tema da un commissario: quindi di un esame truccato.

E' saltata anche la presentazione di una interessante ricerca su informazione e pubblicità, che doveva fare il collega Pino Rea, anche qui con coda di polemiche.
Unica consolazione, l'approvazione unanime di un documento contro l'attuale formulazione dell'art 18 della riforma del mercato del lavoro, che rischia di avere anche nel nostro settore - dove molte testate chiudono o licenziano e nessuno assume più - pesanti conseguenze.

2 commenti:

  1. Caro Claudio,
    grazie per il tuo accurato resoconto e soprattutto per aver ricordato l'approvazione all'unanimita' - non era scontato - del documento contro l'attuale formulazione dell'art 18.
    Mi dispiace invece che tu non abbia ricordato il documento della rete di Giulia (oltre 600 giornaliste ) consegnato a zavoli per chiedere un intervento della commissione di vigilanza sulla rappresnetazione della donna nel servizio pubblico e sul silenzio che accompagna la strage quotidiane delle donne da parte di mariti, familiari o stalker.. Per quanto riguarda l'iniziativa - che raccontata cosi' sembra una bizzarria di una collega - vorrei solo spiegare che ho richiesto il numero legale in quanto, quando il presidnete Iacopino alle 18 ha chiesto: "posso dire alla ministra Severino che il Consiglio all'unanimita' ha dato il via libera alla creazione della Fondazione?" iin sala erano rimassti circa 50 consiglieri, un terzo del totale del CNOG la meta' dei presenti a Positano . Non mi sembrava giusto e dignitoso che si votasse una decisione cosi' importante (l'impegno del Consiglio per la creazione di una Fondazione dedcata alla formazione) in 4 gatti e nonostante i moltissimi interrogativi sollevati e l'esplicita richiesta di una pausa di approfondmento e riflessione. baci a presto

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    1. Cara Ida, il documento di Giulia me lo sono perso, così come Zavoli, perchè sono arrivato solo in tarda mattinata di giovedì.
      La tua iniziativa non era affatto una bizzarria e io nella sostanza la condivido, soprattutto perchè condivido alcune delle perplessità sulla Fondazione rimaste senza risposta, e non sono per niente d'accordo che - se si fa - debba gestire così tanti soldi e i nomi dei gestori escano in quel modo, senza un confronto preventivo e senza la legittimazione del voto (segreto) del Consiglio. Un caro saluto, Claudio

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