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mercoledì 29 febbraio 2012

L'Unità, Marchionne i ricconi del governo e l'Imu della Chiesa

Due-tre fatti recenti su cui riflettere.

Il primo: la decisione della Fiat di far togliere le bacheche de l'Unità dagli stabilimenti Magneti Marelli di Bologna e Crevalcore e in un altro stabilimento del Gruppo a Bari. Già l'accordo separato e l'esclusione della Fiom che non l'ha firmato, ma che rimane la voce della maggioranza dei lavoratori nelle fabbriche Fiat, è stato un colpo alla democrazia e al diritto di rappresentanza. Ora, "sbullonando" le bacheche, viene espulso dalle fabbriche del modernizzatore Marchionne anche il diritto d'opinione, colpendo la libertà di stampa e il giornale che meglio e più di altri segue e racconta le vicende sindacali e la vita dei lavoratori in quelle fabbriche. Se questa linea passerà, e se in Confindustria passerà il candidato sponsorizzato in modo indecente e ricattatorio da Marchionne, avremo fatto un altro bel salto indietro verso il tempo dei padroni delle ferriere. Che però ora sono in versione maglioncino, hanno la doppia cittadinanza e lo yacht in leasing intestato a una società. Unica consolazione, la straordinaria campagna di markeeting che la scelta della Fiat rappresenta per il rilancio de l'Unità, che di quesrti tempi ne ha davvero bisogno. Grazie Marchionne.

Il secondo fatto è la trasparenza su redditi e patrimoni del governo. Iniziativa apprezzabile sia nella forma sia nella sostanza. Dopo di che, tanto per dirne qualcuna: Cancellieri ha 24 immobili intestati, Monti solo 16, in due hanno 40 case, non sono ministro e premier ma un'agenzia immobiliare. In compenso il povero ministro Gnudi, che pure è uno dei più riccchi di quella squadra di ricconi, non ha nemmeno una casa intestata e gira con la Stilo: praticamente è un homeless. Mentre lo spread sui Btp della Severino e le azioni bancarie di Passera & co. valgono da soli mezza finanziaria. Massi' diciamolo, facciamo un po' di sano populismo: gente che guadagna così tanto, che possiede titoli per svariati milioni, patrimoni immobiliari enormi, come cavolo fa anche solo a concepire come si vive con mille euro al mese, a perseguire l'equita' e combattere le diseguaglianze? A me pare dura.
Non ce l'ho con i "ricchi onesti", anche se temo che siano pochi. Dico solo che dev'essere difficile per loro provare a calarsi davvero nella parte dell'operaio o dell'impiegata. E mi pare che le decisioni del governo siano lì a dimostrarlo. Quando poi queste persone per risanare i conti dei debiti fatti da altri "ricchi illuminati" (e politici incapaci) vanno a toccare l'indicizzazione delle pensioni e dicono che 40 anni di lavoro non bastano più, mi viene una rabbia... Mi consolo, solo un po', pensando che - in fondo in fondo - è vero che la storia delle classi dirigenti è piena di ricchi borghesi che hanno sposato la causa dei poveri e dei ceti popolari.

Terza questione. A riequilibrare sull'equità e le diseguaglianze, forse arriva finalmente l'Imu per tutte le attività non di solo culto e no profit della Chiesa. Anche se, a differenza dei comuni cittadini che pagheranno già da giugno la nuova imposta, la tassazione scatterà solo dal 2013 e non è ancora chiaro cosa sarà esentato e cosa no. Fin che sono le scuole paritarie dell'infanzia e dell'obbligo che integrano il servizio pubblico, non fanno profitti e garantiscono parità di accesso e servizio, ci si può anche ragionare. Così come per le attività no profit dell'associazionismo laico. Ma se si comincia ad esentare scuole come il San Luigi di Bologna o certi altri istituti cattolici per i ricchi, dove si pagano rette dai 500-1.000 euro al mese per accedere, allora il discorso cambia.
Del resto, mi chiedo: lo Stato con l'8 per mille regala da 20 anni al Vaticano montagne di soldi; Le Regioni finanziano sempre di più la sussidiarietà anche delle scuole private; i Comuni, anche quelli "rossi" come Bologna, concedono a loro volta contributi alle scuole paritarie, che sono quasi tutte cattoliche. Vi sembra giusto che in cambio lo Stato, la collettività, non debba avere nemmeno l'imposta sugli immobili? Oppure, rovesciando il discorso: vi pare giusto che una scuola privata chieda l'esenzione dalle tasse e allo stesso tempo il finanziamento pubblico per svolgere la propria attività? Che, peraltro, nel caso delle scuole, è esplicitamente escluso dalla Costituzione.
Vedremo come andrà a finire. Per ora si può solo aggiungere: possibile che per far pagare anche alla Chiesa l'Imu sulle attività commerciali e profit si sia dovuto attendere il "governo dei tecnici"? Ma che razza di classe politica dirigente ci ritroviamo in questo benedetto Paese?

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