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domenica 28 novembre 2010

Il consigliere di Senza Bavaglio denigra me, Aser e Ordine senza vergogna

Per la serie, cosa non si fa per qualche voto alle elezioni (del sindacato giornalisti). O, se preferite: tocca leggere anche questo di un collega giornalista e per di più sindacalista.

Ho dovuto rispondere come potete leggere qui sotto all'articolo pubblicato dal collega Cesario Picca, consigliere nazionale Fnsi e candidato di Senzabavaglio alle elezioni di oggi, domani e martedì in Emilia-Romagna.

Pur di distinguersi e farsi notare, Picca non esita a storpiare clamorosamente la realtà e a denigrare il sottoscritto, l'Aser e l'Ordine sulla vicenda del ricorso al Capo dello Stato presentato - per l'appunto - dalla stessa Aser, dall'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna e dal sottoscritto contro l'esclusione dei non laureati dalla selezione pubblica di un giornalista per l'ufficio stampa dell'Università di Bologna.

Una battaglia sacrosanta mia, del sindacato e dell'Ordine contro i concorsi truccati, contro le discriminazioni dei colleghi più anzani e di quelli più giovani nelle selezioni, per il rispetto delle leggi che regolano l'accesso dei giornalisti alla pubblica amministrazione, per permettere la partecipazione di tutti i colleghi iscritti all'Albo ai concorsi, viene interpretata da questo collega - incredibilmente - come un "favore agli amici" di Aser e Ordine e come "uso a scopo personale delle rappresentanze della categoria".

Ho chiesto a Picca e a Senzabavaglio una rettifica immediata, sto pensando a un esposto per violazione della deontologia.

Di seguito, la mia risposta e l'articolo di Picca.


ECCO LA MIA RISPOSTA

A Senza Bavaglio
e a Cesario Picca

Gentilissimi, in generale credo che chi ha compiti di rappresentanza
sindacale o politica dovrebbe essere adeguatamente informato delle
questioni di cui parla, soprattutto se lo fa in forma pubblica. Se poi
questo ruolo di rappresentanza riguarda un giornalista, ci si aspetta
quanto meno che chi lo esercita conosca le leggi che regolano la
nostra professione e verifichi la veridicità e le fonti delle
notizie che pubblica, non che si scriva - nella migliore delle ipotesi
- per sentito dire. Soprattutto se quel che scrive è teso a
denigrare, come in questo caso.

Nel caso specifico, quel che è stato scritto non è stato verificato e la fonte non
è stata sentita. E questo non fa propro onore al giornalista Cesario
Picca. Soprattutto: quel che è stato scritto non risponde al vero ed è
gravemente diffamatorio nei miei confronti, che non sono mai nominato
di persona ma sono l'oggetto riconoscibilissimo dell'articolo (a
proposito di deontologia...).

Nel merito, per quel che mi riguarda:

- Da tempo mi sto battendo perchè i concorsi pubblici per giornalisti
siano concorsi veri e non truccati come invece quasi sempre accade; che
vengano banditi nel rispetto delle leggi e delle norme che regolano
l'accesso della nostra categoria alla pubblica amministrazione.

- Le leggi che regolano la nostra professione attualmente in vigore,
dicono senza possibilità di equivoci, che per partecipare (partecipare,
non vincere) ai concorsi l'unico requisito professionale obbligatorio
è l'iscrizione all'albo dei giornalisti; non è richiesta la laurea e
nemmeno il diploma di scuola media superiore; non è richiesta una
anzianità di iscrizione; nei ruoli di semplice addetto stampa non è
richiesta nemmeno l'iscrizione all'albo come professionista, basta
quella di pubblicista.

- Il possesso di titoli di studio, di anzianità e professionali oltre
a quello dell'iscrizione all'Albo, possono essere valutati dalle
commissioni di esame e dare punteggi aggiuntivi, ma non possono essere
un impedimento a partecipare ai concorsi.

- Molte amministrazioni ed enti pubblici, invece, o perchè non
conoscono la materia o perchè vogliono "pilotare" i concorsi, spesso
chiedono come requisiti obbligatori per partecipare la laurea,
l'iscrizione da almeno 3 o 5 anni all'Albo (cosa questa che penalizza
soprattutto i colleghi più giovani) e mettono avariati altri paletti che in molti
casi fanno pensare che manchi solo il colore degli occhi e dei capelli
per capire che deve vincere la selezione.

Stante questa situazione, ho quindi proposto all'Ordine e alla Fnsi di
condividere questa battaglia - nazionale - a difesa della categoria e della
professione, ottenendo, in due casi simbolo - al Consiglio provinciale
di Trento e all'Università di Bologna - una risposta positiva, sfociata
in due ricorsi al Capo dello Stato proprio per affermare sul piano
nazionale il rispetto della legge per la partecipazione dei girnalisti ai concorsi
pubblici.

Nel caso dell'Università di Bologna, dove la richiesta della laurea obbligatoria era aggravata dal fatto che non si trattava di una assunzione ma di un contratto co.co.co. (c'è un decreto del governo del 2008 che dice esplicitamente come non sia necessaria la laurea per questi contratti), oltre a me sono stati esclusi altre due colleghe. Ordine e Aser hanno chiesto se volevano aderire al ricorso, hanno detto di no per non avere problemi con l'Ateneo nei rapporti già in essere.

Questa è la storia. La notizia vera, alla fonte. Scrivere, come fa Picca, che l'Aser
"favorisce gli amici" perchè ricorre all'Università e non per il concorso alla Rai, è
un falso denigratorio per me, per l'Aser e per l'Ordine. Ed è grave che Picca
scriva: "Per un'istituzione che sforna laureati è quanto meno logico
che l'addetto stampa abbia una pergamena appesa in salotto": o è in
cattiva fede o non conosce la legge. Che non so cosa sia peggio.

In merito poi alle seguenti gravissime affermazioni:
"A muovere Aser e Ordine sarebbero state le vibranti proteste di un collega (non laureato) che a quel posto mirava"... e
"Siccome il collega è anche un neo consigliere nazionale dell'Ordine, espressione della maggioranza, il sospetto legittimo (e anche sgradito) è che le rappresentanze di categoria siano state usate per meri scopi personali che hanno scientemente
supportato", chiedo a Senza bavaglio e a Picca una immediata rettifica-

Perchè:

- non miravo a quel posto, volevo solo avere il diritto di partecipare
alla selezione e continuare la mia battaglia sul tema;

- la mia elezione a consigliere nazionale dell'Ordine è successiva al
concorso in questione;

- ad altri due esclusi è stato proposto da Ordine e Aser di aderire al ricorso;

- non appartengo ad alcuna maggioranza e, soprattutto, non uso per
scopi personali la rappresentaza di categoria, come invece mi pare
faccia lo scrivente che se non sbaglio è candidato alle elezioni del
sindacato;

- di "vibrante" in questa vicenda c'è solo la mia incazzatura per
quanto scritto da Picca e Senza bavaglio.

Con richiesta di immediata pubblicazione

Claudio Visani


QUESTO L'ARTICOLO DI CESARIO PICCA

Insorge l'Aser
contro un concorso
Non favorisce gli amici

di Cesario Picca

Qualche tempo fa la Rai ha bandito un concorso che per certi versi assomigliava all'eugenetica dell'assunzione. In quel bando c'erano infatti tanti e tali requisiti che pareva una selezione (poco naturale) della specie televisiva. A parte qualche voce dissonante, nessuno ha però mosso un dito contro quello che a tanti è parso un obbrobrio. Né il sindacato, né l'Ordine.

Ma si sa. Spesso la vita ci mette di fronte a situazioni strane. E così capita di assistere a una crociata (a dir poco incredibile) per un altro concorso. Stavolta l'ente che l'ha bandito non è mamma Rai, bensì l'Università di Bologna. Per un'istituzione che sforna laureati è quanto meno logico che l'addetto stampa abbia una pergamena appesa in salotto.

Del resto da tempo immemore lo stesso Ordine dei Giornalisti dell'Emilia-Romagna gestisce una scuola di giornalismo presso la stessa Università che non a caso chiama master e che pretende il possesso della laurea per l'ammissione.

Sta di fatto che stavolta qualcosa è andata storta. E sia l'Ordine dell'Emilia-Romagna che l'Aser hanno affilato le armi e dichiarato guerra all'Alma Mater. Non solo hanno contestato il bando per titoli ed esami, ma l'hanno addirittura impugnato per via amministrativa. Il risultato è che l'Università non ha ancora il suo addetto stampa. Ma soprattutto un/a collega è senza lavoro nonostante l'abbia vinto.

A muovere Aser e Ordine, a quanto pare, sarebbero state le vibranti proteste di un collega (non laureato) che a quel posto mirava e che risulta firmatario del ricorso. Siccome il collega è anche un neo consigliere nazionale dell'Ordine, espressione della maggioranza, il sospetto legittimo (e anche sgradito) è che le rappresentanze di categoria siano state usate per meri scopi personali che hanno scientemente supportato.

Senza Bavaglio da sempre contesta queste logiche che stanno portando la categoria e la professione allo sfascio. E chiede che in questa vicenda Ordine e Aser facciano un passo indietro mostrando quanto meno coerenza e rispetto dei colleghi che, lontani da logiche faziose, hanno meritatamente acquisito diritti che non possono essere calpestati.

Cesario Picca
Consigliere Nazionale Fnsi
Candidato per Senza Bavaglio
al XXVI congresso della Fnsi

1 commento:

  1. Caro Claudio,
    non so perché ma faccio fatica a vederti come un novello buon samaritano; né mi dai l'impressione di essere robin hood o parte del suo gruppo. Sta di fatto che un/a collega che ha vinto il concorso sta a casa... E anche se a te sfugge a me pare un diritto quanto meno calpestato. Ti definisci LA fonte. Semmai sei UNA fonte visto che ve ne sono altre a conoscenza e toccate da questo ricorso. Dici che non miravi a quel posto. E allora perché eri interessato al bando? Per fare presenza? O solo per lottare contro i soprusi? Se ti ritieni diffamato o denigrato (come sostienti) perché quanto da me scritto non è continente o lontano dai fatti ti invito ad adire le vie legali. Se ho sbagliato eventualmente pagherò.
    Cesario Picca

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